L’antiparlamentarismo di Le Bon è figlio del suo tempo e preparò il terreno alla follia dei totalitarismi del Novecento. In tal senso, vale la pena leggere il seguente passaggio: “[…] il regime parlamentare sintetizza l’ideale di tutti i popoli civili moderni. Pone in atto l’idea, psicologicamente errata, ma comunemente ammessa, secondo la quale un’adunanza di molti uomini è più adatta che un’adunanza di pochi a decidere con saggezza e indipendenza sopra un determinato argomento”. Perché questo? “Ritroviamo nelle assemblee parlamentari le caratteristiche generali delle folle: semplicismo delle idee, irritabilità, suggestionabilità, esagerazione dei sentimenti, influenza preponderante dei capi” (LE BON, G., “Psychologie des foules”, 1895, trad. it. “Psicologia delle folle”, Tea edizioni, Milano, 2004, p. 229).
Nonostante non lesini critiche al parlamentarismo, alla fine Le Bon fa dietrofront in difesa delle democrazie parlamentari, che tutto sommato considera: meno peggio degli altri sistemi di governo. “Nonostante tutti gli inconvenienti del loro funzionamento le assemblee parlamentari rappresentano lo strumento migliore che i popoli abbiano sinora trovato per governarsi e, soprattutto, per sottrarsi il più possibile al gioco delle tirannie personali” (pp. 242-243).
Quali sono le possibili minacce per le democrazie parlamentari? Secondo Le Bon “[…] gli inevitabili sprechi finanziari e una restrizione progressiva delle libertà individuali” (p. 243). Perché? Per via dell’aumentare della spesa pubblica che favorirebbe alcune categorie di elettori, per esempio, alcune caste lavorative a scapito di altre. Ciò provocherebbe ulteriori imposte costrittive a vantaggio degli uni e a sfavore degli altri.
Morale? In politica aiutare alcuni significherà sempre scontentare altri. Mentre voler accontentare tutti è sicura garanzia di deludere tutti.
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