Machiavelli prende come modello negativo il re di Francia, Luigi XII, il quale “cedette la Romagna al papa e Napoli alla Spagna allo scopo di evitare una guerra” e con ciò ignorò il basilare principio per cui: “[…] non si deve mai far nascere un disordine per evitare una guerra, perché non la si evita, ma la si rimanda a proprio svantaggio” (MACHIAVELLI, N., “Il principe”, 1532, Bur Rizzoli, Milano, a cura di Piero Melograni, 1999, p. 67). Potrebbe sembrare paradossale il ragionamento di Machiavelli, ma a pensarci bene presenta una logica inoppugnabile. Se aiuti qualcuno a diventare più potente non attui una mossa saggia, perché potresti spingerlo a usare contro di te quello stesso potere che gli hai offerto su un piatto d’argento. Perché questo? Machiavelli non si spinge a dirlo, forzando un po’ il testo è verosimile supporre che sia proprio per la natura vorace del potere, che non è mai pago di sé.
Viene in mente un saggio adagio attribuito a Charles Maurice de Talleyrand-Périgord: un camaleontico uomo politico francese, il quale, a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, non si fece scrupoli a cambiare casacca servendo la monarchia, poi la Rivoluzione francese, poi Napoleone, poi di nuovo la monarchia. Tale “adagio” è ritornato in auge nel Novecento per essere stato riproposto dal politico italiano Giulio Andreotti: “Il potere logora chi non ce l’ha”. Già, perché chi ce l’ha è ben contento e con grande difficoltà se ne allontana, mentre chi lo ha perduto o non lo ho mai toccato con mano è pronto a tutto per riaverlo o averlo.
La stigmatizzazione di Luigi XII offre a Machiavelli lo spunto per ricavare un altro prezioso principio a cui attenersi pena il fallimento, ovvero: “[…] chi determina l’ascesa di un altro va in rovina, poiché questa ascesa è stata da lui determinata o con l’astuzia o con la forza, e l’una e l’altra sono sospette a chi è diventato potente” (p. 69). Non che questo principio abbia bisogno di ulteriori spiegazioni tant’è già di per sé esplicativo. A ogni modo, se ne potrebbe ricavare un generale insegnamento: meglio non strafare mostrandosi astuti o forti, al contrario è bene mostrarsi meno astuti e meno forti di quanto non si è in realtà, così da sviare i nemici – potenziali e non – dalle proprie reali intenzioni. In questo modo, quando gli avversari si renderanno conto di avere davanti degni rivali dotati di grande astuzia o forza sarà per loro troppo tardi per correre ai ripari.
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