Ciò che rende bella una cosa è il nesso delle sue parti, è l’intero. La bellezza nell’arte è qualcosa che va tirata fuori, un po’ come fa lo scultore intento a plasmare una forma da un pezzo di marmo grezzo. Uno dei più importanti pensatori di estetica moderna, Alexander Gottlieb Baumgarten (1714-1762), sostiene che la bellezza non è più il carattere delle cose, bensì un sentimento del soggetto che vede, ascolta, sente le cose, riguarda il sentimento dell’io.
Per Kant invece che cos’è il bello? Un giudizio di gusto. Nella “Critica del giudizio” (1790) afferma che il giudizio di gusto non compete alla sfera della conoscenza né a quella della logica, bensì a quella dell’estetica. Che significa? Semplicemente che non può non essere “soggettivo”. Ovvero tradotto: ciascuno ha la sua preferenza. O ancor meglio, come insegna la saggezza popolare: “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. Può esserci una bellezza universale, tuttavia varia il modo in cui ciascun soggetto la percepisce. Motivo per cui: “La bellezza è negli occhi di chi guarda”, altro prezioso detto sempre preso a prestito dalla saggezza popolare.
C’è un profondo nesso – inoltre – che lega la bellezza alla verità, come aveva peraltro intuito il poeta romantico inglese John Keats nella sua famosa lirica “Ode a un’urna greca”: “Beauty is truth, truth beauty”. Secondo Theodor Adorno (1903-1969), importante esponente della corrente estetica novecentesca, la bellezza artistica ci permette di liberarci “dalla” costrizione della realtà. E, come se non bastasse, il bello ci promette la libertà, la felicità. “Si può vivere senza la scienza, l’inglese, la Russia, ma non si può vivere senza la bellezza”, se diamo retta a quanto ci dice Dostoevskij. La bellezza ti attrae nel suo vortice e non si riesce a resisterle, c’è poco da fare.
In definitiva, la bellezza ci aiuta a scoprire il senso delle cose, a dare senso alle cose. Questo perché il “senso” non è mai a disposizione e non è mai dato una volta per tutte, va ricercato di continuo, senza sosta. A questo punto è lecito domandarsi: l’arte e la bellezza devono liberarsi “dell’esistente” o “dall’esistente”? Secondo Friedrich Nietzsche l’arte ci deve poter guarire dalla triste verità della vita, che è la morte. In tutta franchezza, penso che avesse ragione Nietzsche. E aggiungo soltanto: che se la nostra esistenza ci è più sopportabile in parte lo dobbiamo all’arte che ha fatto della bellezza la sua unica ragione d’essere.
Digressione sulla filosofia della bellezza o estetica
In definitiva, la bellezza ci aiuta a scoprire il senso delle cose, a dare senso alle cose. Questo perché il “senso” non è mai a disposizione e non è mai dato una volta per tutte, va ricercato di continuo, senza sosta.

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