Mica bazzecole

Le “IA” o “AI” – che dir si voglia – non cambieranno il mondo, lo hanno già fatto. Al netto delle allucinazioni – se siete anglofobi – o bias – se siete anglofoni – che possono prendere, le intelligenze artificiali sono un potente strumento in grado di fare più bene che male. Si ostinano a non crederlo soltanto coloro che non ne hanno dimestichezza (o chi ne ha e ne è rimasto scottato per qualche motivo personale), quelli che non ne hanno sperimentato le possibilità e tutti quelli che sono soliti criticare una novità a prescindere (spesso, ma non sempre, per via dell’età scritta sulla loro carta d’identità).

Il dilemma è arcinoto: cavalcare il cambiamento o esserne travolti? L’esperienza suggerirebbe di tentare la prima via, evitando come la peste la seconda opzione. La questione è che le intelligenze artificiali pongono numerosi problemi, che a volte ci sembrano erroneamente superare le soluzioni che dovrebbero darci. Uno dei tanti e che – per un “pennivendolo” come me non è certo da poco – è il problema del plagio.

Come in passato è sempre esistito il plagio, nel presente continua a esserci e in futuro ci sarà ancora, solo in forme differenti. Come combatterlo? Come si è sempre fatto, presupponendo l’onestà intellettuale di chi scrive e predisponendo adeguati controlli a carico di chi pubblica (presupporre non basta mai infatti). In ambito accademico/scolastico ed editoriale, quello che sta già cambiando è che si citano sempre più come fonti testuali le intelligenze artificiali che, se ben usate (come del resto accade per tutti gli strumenti frutto dell’ingegno umano), ci semplificano la vita e non provocano scenari da “disaster movie”, alla “Terminator”, tanto per intenderci.

Per “terminarci” ce la facciamo benissimo da soli… di certo, non abbiamo bisogno di aiuti esterni. Basti pensare alle armi atomiche che, sempre più in maniera inquietante, assomigliano alla “pistola” di cui parlava Cechov: finché circolano e proliferano, c’è da preoccuparsi. Sempre Cechov diceva che, se si intravede una pistola in scena, di solito prima o poi qualcuno la userà per sparare. Stesso discorso riguarda tutte le armi, specie quelle che potrebbero porre fine al genere umano. Crearle ha significato – lo sappiamo tutti – scoperchiare il vaso di Pandora. Ora non ci resta che continuare a camminare come equilibristi sul filo del baratro, che sta sotto e tutt’attorno a noi e ci fa l’occhiolino quando guardiamo giù.

Il segreto è guardare avanti e continuare a camminare confidando nel nostro precario equilibrio, il che non ci può fare stare sereni, ma quando mai lo siamo stati? Un tempo senza pericoli non è mai esistito e dubito ci sarà mai. E allora, che fare? Non ci resta che sperare di restare sobri il più a lungo possibile. Se non lo faremo, potremmo estinguere noi stessi e ogni forma di vita sulla Terra, mica bazzecole.