Saper parlare alle folle

Come conquistare il favore delle folle? Con discorsi semplici e il più possibile riconducibili a immagini. Le idee che arrivano alle folle sono solo la pallida eco di quelle che erano in origine. Per poter fare proprie delle idee, le folle hanno bisogno di semplificarle. Le idee complesse non scalfiscono la loro dura corazza.

Come conquistare il favore delle folle? Con discorsi semplici e il più possibile riconducibili a immagini. Le idee che arrivano alle folle sono solo la pallida eco di quelle che erano in origine. Per poter fare proprie delle idee, le folle hanno bisogno di semplificarle. Le idee complesse non scalfiscono la loro dura corazza.

Un oratore è innanzitutto un seduttore, motivo per cui ha maggiori chances di sedurre una folla, che non aspetta altro che qualcuno capace di conquistarla, “qualcuno” che sa bene quali tasti toccare e quali no invece.

“[…] quando le folle, per effetto di sconvolgimenti politici e mutamenti di fede, finiscono col professare un’antipatia profonda per le immagini evocate da certe parole, il primo dovere di un autentico uomo di Stato è quello di cambiare tali parole, senza, beninteso, mutare nulla nella sostanza. Questa infatti è troppo legata alla costituzione ereditaria per poter essere trasformata. Il giudizioso Tocqueville fa notare che il compito del Consolato e dell’Impero fu soprattutto quello di rivestire con parole nuove la maggior parte delle istituzioni del passato, sostituendo termini che suscitavano immagini sgradevoli con altri che, per la loro novità, non le suscitavano più. La taglia diventò pertanto contributo fondario; la gabella, imposta sul sale; gli aiuti, contributi indiretti e diretti; la tassa di dominio si chiamò patente, e così via” (LE BON, G., “Psychologie des foules”, 1895, trad. it. “Psicologia delle folle”, Tea edizioni, Milano, 2004, pp. 139-140).

Quale ammaestramento ricavarne? Cambiano le parole ma non cambia nulla, “de facto”. Il politico intelligente, per non dire furbo, più che altro è un ribattezzatore. Ribattezza e con ciò legittima vecchie politiche coniando nomi nuovi, che le rendono più gradite. La loro grande abilità è quella di saper riscaldare le minestre, veri intenditori di ribollite.

Come impostare un discorso pubblico vincente? “L’oratore che segue il suo pensiero e non quello degli ascoltatori perde, per questo solo fatto, ogni efficacia” (p. 146).

È piuttosto assodato che il bravo oratore sa parlare a braccio, così facendo riesce a essere più coinvolgente del pedante che legge il suo discorsetto preparato a tavolino, limitandosi a enfatizzare con la voce i passaggi più importanti e talvolta neanche quello. Per questo, in un discorso pubblico, è bene appuntarsi quanto di stimolante sollevato dall’uditorio, per avere dei validi appigli da cui partire per ribattere con efficacia punto su punto quelle tesi che contrastino la propria. L’oratore che non fa questo ha già perso in partenza la sfida oratoria. Casomai si dovesse intervenire subito, a freddo, senza avere testato in via preliminare la platea con domande “ad hoc” di scandaglio, meglio restare cauti, sul vago e affondare i propri colpi con pazienza, dopo avere ascoltato le ragioni altrui. Un discorso pubblico vincente – di solito – è un’estenuante prova di resistenza, una “maratona” mi verrebbe da dire, in cui i fuochi d’artificio dialettici è meglio tenerseli per il gran finale. Mentre, per la “captatio benevolentiae”, non guasterebbe cominciare una seduta oratoria con una battuta per dimostrare – sin da subito – acume e simpatia. Doti, queste, di cui un buon oratore non può essere privo.

Autore: Marco Apolloni

Mi contraddico? Che importa, vuol dire che sono. Contraddico Dunque Sono. La vita è contraddizione, il pensiero pure.

2 pensieri riguardo “Saper parlare alle folle”

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.